HomeCaduta MassiMandato di cattura per chi sta bene

Mandato di cattura per chi sta bene

In fila per la terza dose nel distanziamento immaginario dell’hub vaccinale della Mostra d’Oltremare, mi chiedevo giorni fa, in un ventaccio da bronchite, fissando l’agguato del cielo febbrile alla Torre delle Nazioni, tale e quale a una confezione gigante di Tachipirina, se a breve, vista l’isteria che tira, emetteranno un mandato di cattura su tutto il territorio nazionale per chi sta o si sente bene. Mentre la mandria s’ingrossava, un omino, due mascherine avanti a me, anticipava l’arrivo di Deltacron, nuova variante che combina Delta e Omicron, già in circolazione a Cipro.

«Se stamm’ aret’ ’o virus, nun ’a finimmo cchiù» è stata la sentenza, in un napoletano perentorio, di una ossigenata rappresentante del popolo delle saettelle e del ragù nell’intercettare la notizia. Se stiamo dietro al virus, non la finiamo più. È pensabile proporre l’ingresso della signora nel governo dei Migliori come consulente per la comunicazione e il buonsenso? Scioglierebbe dubbi molto meglio di chi, oggi, con scellerate sortite, li moltiplica nei rovinosi media, terrebbe a bada virologi catastrofisti, infodemici cronici e untori del paurismo.

Un giorno Galeazzo Ciano chiese a Leo Longanesi cosa avrebbe potuto fare per difendersi dall’impopolarità che investiva lui stesso e il regime. Senza esitare, Longanesi gli rispose: «Andare in autobus». Prima d’ogni altra decisione presa in nome del popolo, prima d’ogni altro decreto urgente per contenere la pandemia o prima d’ogni altra boiata dettata all’ufficio stampa, si consiglia a ministri, sottosegretari e scaldasedie del Comitato tecnico-scientifico di farsi una fila. Possibilmente mettersi in coda, provare ad ascoltare il malessere degli incolonnati, conoscere nell’attesa il prezzo di un tampone, i tempi per una tac, i sacrifici dei genitori, a causa delle scuole negate, per tenere i bimbi a casa, i costi stellari delle bollette, i sogni delle lotterie.

Se c’è una cosa che le file insegnano è la lettura del contatore del vivere civile. Frequentarle è documentarsi sullo stato d’emergenza sociale ed economico di una comunità. I valori di una democrazia e gli orrori di una dittatura si misurano in fila. Sono il più attendibile sismografo del Paese reale, ormai sconosciuto ai sedentari dei piani alti, tanto da apparirgli come un simulacro di rogne e disobbedienti, governabile quasi esclusivamente con l’automatico inasprimento della burocrazia, la regolamentazione dell’imponderabile, l’imposizione del surreale.

L’attuale spaesamento merita ordinanze immediate per il contenimento della stupidità. Una su tutte, per chi occupa scranni decisionali e s’atteggia a gran risolutore nella pancia del potere, è introdurre un “certificato di frequentazione di file”, senza cui non è possibile emanare provvedimenti e pontificare in tv. Rinnovabile ogni sei mesi, il nuovo attestato di realtà non servirà certo a trasformarli in “filantropi” né a curarne l’onnipotenza, ma potrebbe migliorare la qualità delle soluzioni, perché più realistiche, e, secondo le previsioni dei contribuenti “filanti”, rimetterebbe l’agorà al centro del villaggio e più sensatezza dentro ogni disposizione. E, chissà, un giorno, riporterà il popolo in fila ai seggi.

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