HomeUn giro di bardoBiografia di un inseguitore

Biografia di un inseguitore

Nacque per inseguire. Da quando spalancò gli occhi alle nuvole, non conobbe una giornata da inseguito. Raccontano che alla madre si ruppero le acque mentre correva dietro a un amore fuggiasco. Nei giardini dei giorni iniziatici rincorreva gli amici come si fa con i soffioni di maggio; a scuola, per colpe imputabili a una stravagante distrazione, si ritrovava il più delle volte “rimandato”, con estati senza mare per recuperare le lezioni perdute. Non smarrì con l’età matura la propensione all’inseguimento dei sogni, sapendo che la fatica non lo avrebbe ripagato, ma almeno gli avrebbe donato una libertà tanto magica quanto incomprensibile. 

Mantenne un’invidiata giovinezza sia nell’affrontare le bastonate della vita sia nel proclamare sfide all’ultima curva. Quando era costretto a rifiatare, si rifugiava in una casetta in pietra piantata in un bosco così fitto che la sola luce visibile era quella di una misera stella attardata in una macchia di lecci. Arrivò sempre tardi agli appuntamenti della storia: non ci fu avvenimento propizio che ne aspettò la venuta, non ci fu un solo seguace dell’avvenire che ne tollerò la non puntualità. Gli vollero bene i venditori di bibite e i grossisti di scarpe, fu amato senza alcuna ragionevole stabilità da signore in fuga e signorine attratte dal suo ritmo anche in piena controra. A eleggerlo eroe fu il senato dei bambini, i quali a tratti ne seguivano la corsa, poi capendo che il traguardo non ci sarebbe mai stato, lo salutavano col fiatone e una fame di giochi. 

Uomo solo all’inseguimento per linea di fato e non per sottolineatura d’ambizione, intuì di essere entrato nella vecchiaia la mattina in cui si sentì inseguito. La sindrome del capolista, come battezzò quel malessere interiore, gli abbassò le difese immunitarie da costringerlo al ricovero nell’ospedale dei secutati. Durante la lunga degenza, sviluppò la convinzione che il modo più veloce per guarire fosse quello di non seguire più il suo destino. Le buone intenzioni non trovarono seguito. I suoi ultimi giorni li passò all’inseguimento del marmista, che sulla lapide commissionata un mese prima della dipartita, aveva erroneamente scritto “inseguito” invece che “in seguito”. «Visse libero, morì inseguito nel sogno» si legge sulla sua tomba in un cimitero di campagna, raggiungibile per una via solitaria, ogni tanto abitata da un sirtaki di farfalle. 

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